Andare oltre le differenze

La testimonianza del filosofo Voltaire sulla tolleranza.

La Riforma di Martin Lutero, nel 1517, divise su due fronti opposti i cattolici e i protestanti e diede luogo ad una serie di guerre cruente con devastazioni di territori e di popolazioni, in vari stati europei. Gli odi non si sopirono completamente, perché troppo grandi erano stati i lutti e le sofferenze, che i due schieramenti si erano vicendevolmente inflitti.

Ancora nel Settecento, ricordato come il secolo dei lumi della ragione, che avrebbe dovuto sempre trionfare sui fanatismi, l’ignoranza e la superstizione, gli antichi spettri dell’odio e del pregiudizio prendevano il sopravvento di tanto in tanto.

Nel 1762, Jean Calas un calvinista francese, fu accusato ingiustamente di aver ucciso il figlio, che si diceva volesse convertirsi al cattolicesimo. Per questo indizio insignificante, il padre fu condannato alla pena capitale dal tribunale di Tolosa, prevalentemente cattolico. L’anno successivo, Voltaire scrisse il Trattato sulla tolleranza, che ebbe il merito di riaprire il suo caso giudiziario e di far riabilitare Calas, anche se tardivamente, nonché assegnare alla vedova un sostegno per la perdita del marito.

La difesa della libertà non solo politica, ma anche di coscienza, del rispetto delle usanze dei popoli di diversa lingua e religione, del mantenimento della pace, trova espressione in quest’opera anche in una preghiera rivolta al Creatore, dove è possibile cogliere lo spirito critico condito di ironia del filosofo.

Non più dunque agli uomini mi rivolgo ma a te, Dio di tutti gli esseri di tutti i mondi e di tutti i tempi: se è lecito a deboli creature sperdute nell’immensità, e impercettibili dal resto dell’universo, osare chiedere qualcosa a te, a te che hai dato tutto, a te i cui decreti sono immutabili quanto eterni, degnati di guardare con pietà gli errori legati alla nostra natura; che questi errori non generino le nostre calamità. Tu non ci hai dato un cuore perché ci odiamo e mani perché ci ammazziamo; fa che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera; che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre condizioni così diseguali ai nostri occhi, e così eguali davanti a te; che tutte queste piccole sfumature che distinguono questi atomi, chiamati “uomini” non siano segnali di odio e di persecuzione, che coloro che coprono la loro veste con una tela bianca per dire che bisogna amarti non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera, che sia uguale adorarti in un gergo che deriva da una  lingua morta, o in uno più nuovo; che coloro il cui abito è tinto di rosso o di viola, che dominano su una piccolissima parte di un mucchio di fango di questo mondo, e che posseggono alcuni frammenti arrotondati di un certo metallo, godano senza orgoglio di ciò che essi chiamano “grandezza” o “ricchezza”, e che gli altri li guardino senza invidia poiché tu sai che in queste cose vane non vi è né di che invidiare, né di che inorgoglirsi.

Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Che essi abbiano in orrore la tirannia esercitata sugli animi, così come hanno in esecrazione il brigantaggio che strappa loro a forza il frutto del lavoro e dell’industria pacifica! Se i flagelli della guerra sono inevitabili, non odiamoci, non dilaniamoci gli uni gli altri quando regna la pace, e impieghiamo  l’istante della nostra esistenza per benedire ugualmente in mille lingue diverse, dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha dato questo istante. (1)

L’invocazione del filosofo (2) a Dio onnipotente, dai decreti immutabili ed eterni, da parte di una debole creatura impercettibile nell’universo è rivolta a chiedere misericordia per gli errori che l’uomo, proprio per la debolezza della sua natura, compie nei suoi giudizi poco sensati e nelle azioni che ne derivano.

L’aiuto reciproco tra gli uomini è essenziale per “sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera”. Quanti conflitti sono causati dal fatto che noi ci fermiamo alle lingue differenti, agli abiti diversi più o meno ricchi, al possesso dell’oro che costituisce il vanto dei nobili, ma anche degli alti prelati (rosso e viola) della chiesa del tempo.

Consideriamo tanto importanti i paramenti delle funzioni religiose, l’uso di una lingua morta o corrente fino a scatenare feroci contrasti.

Gli uomini non tengono conto, invece, che ricchezza o grandezza sono cose vane e che tutti sono uguali nella loro dignità di esseri umani.

Noi vorremmo che questi errori appartenessero al passato e che fossero sepolti dal tempo, ma non dimentichiamo che ancora oggi sono tanti coloro che scatenano la guerra del terrore in nome di Dio.

In un'intervista a Repubblica il Dalai Lama oggi afferma che la religione non basta più: "Nonostante la sua importanza come guida morale capace di dare un senso alla vita, nel mondo laico di oggi la religione da sola non è più adeguata quale base per l’etica. Dovremmo trovare un approccio etico alla mancanza di valori che possa essere accettabile da chi ha fede e chi non ne ha. È di un’etica laica che parlo. Valori interiori da trasmettere attraverso l’istruzione". (3) Non è tanto un approccio materialistico quello del Dalai Lama, ma un invito a trovare un'etica condivisa da tutti, e per questo necessariamente laica, che possa essere sposata da tutti e veicolata a partire dalla scuola.

Trovare un fondamento di condivisione dei valori umani nella società globale è un’esigenza sentita da tutte quelle coscienze di vari Paesi, di varie Religioni, di varie Lingue che ritengono fondamentale per tutti i popoli la via della fratellanza, della giustizia, del rispetto reciproco e della Natura con tutti gli esseri viventi.

Ester Campoli
Prof.ssa Filosofia e Educatrice ai Valori Umani

(1) https://elettraprodan.wordpress.com/2010/09/08/preghiera-a-dio-voltaire/
(2)Voltaire non aderiva ad una religione teista o rivelata che definisce un Dio con un nome specifico. Il suo deismo o religione naturale è ciò che l’uomo considera razionale di fronte all’esistenza del mondo: Dio esiste e l’anima è immortale.
(3)http://www.repubblica.it/esteri/2014/12/11/news/i_valori_del_dalai_lama_come_malala_ha_combatto_per_la_verit-102614861/


Ester Campoli

Insegnante

Sito web: www.saivivere.it