Il volto dell'altro

L’orizzonte religioso dell’etica fiorisce in un’esperienza esistenziale di grande sofferenza, qual è quella del filosofo Emmanuel Lévinas (1906/1995).

Di famiglia ebraica di origine lituana, visse l’esperienza devastante del lager nazista. La sua formazione filosofica e culturale si svolge a Strasburgo e poi a Friburgo, in cui segue le lezioni di Martin Heidegger, filosofo di grande spicco tra le due guerre mondiali.

L’esistente, cioè l’individuo è costantemente centrale nella sua riflessione. Il fondamento dell’esistenza umana è la relazione con l’Altro e questo è anche il significato dell’etica. Se a questo aspetto della vita umana vogliamo dare una definizione, secondo Lévinas, dobbiamo dire che l’etica è niente oltre la comunicazione e la relazione con l’Altro.

Ciò che caratterizza l’uomo è la sua inevitabile possibilità di rapportarsi all’Altro, che ci si rivela nel dialogo “faccia a faccia”. L’Altro si rivela nel Volto, apertura sull’essere, cioè passaggio dal mondo alla trascendenza, oltre ciò che è solo fisico o sociale: è inafferrabile traccia dell’Infinito. L’uso delle lettere maiuscole hanno questo significato.

Il volto mi interpella nella sua richiesta di aiuto o di minaccia. Nella condivisione-accoglienza, nel rifiuto-aggressività si dispiega la vita morale o non morale.

Secondo Lèvinas, la fratellanza umana non si fonda sulla somiglianza tra gli esseri umani che sono palesemente diversi, ma piuttosto sull’accoglienza incondizionata dell’Altro.

Infrangere l’egoismo, rispondere alla domanda dell’Altro, esserne responsabile è il fondamento morale della nostra esistenza. È un’esperienza irriducibile, un rapporto, un incontro con l’Altro, una accettazione di responsabilità. Si diventa responsabili di un destino, sul volto dell’Altro è scritto il comandamento: “Non uccidere”.

Si può cogliere l’evocazione del passo biblico della Genesi; il Signore chiede a Caino: “Dov’è tuo fratello?” La risposta: “Non lo so, son forse io il suo custode?”

L’etica è accesso alla responsabilità e a Dio, noi siamo responsabili verso l’altro, perché in lui c’è il volto di Dio: L’Infinito ci è davanti con la Sua Parola di non violenza.

Nei vari aspetti della realtà attuale, ci si può rivolgere questa domanda: Che cosa ho a che fare con la povertà, la sottonutrizione di bambini africani, lo sfruttamento degli immigrati, il razzismo strisciante, lo spreco delle risorse della Terra, l’inquinamento dei mari, la scomparsa di alcune centinaia di specie animali…sono forse io il custode di tutto questo?

Ecco, se io penso che tutto questo ha un Volto o è un Volto, di questo, nel mio ambito, devo essere responsabile, per tutto quanto mi è possibile, insieme agli altri che condividono la responsabilità e il dovere morale di non essere indifferenti. L’indifferenza è già violenza.

L’intero mondo e tutti gli oggetti sono interrelati. Acquistano qualche significato solo quando sono in relazione. Presi singolarmente non significano nulla. È l’amore la forza di coesione di tutta la razza umana. Senza amore il mondo non avrebbe esistenza. Per questo preghiamo per il benessere di tutti.
-Sathya Sai

Ester Campoli
Prof.ssa Filosofia ed Educatrice ai Valori Umani

Ester Campoli

Insegnante

Sito web: www.saivivere.it