I tre sentieri: un percorso di Conoscenza e autorealizzazione

Prima parte

La via dell’Azione

Affinché la Realtà possa manifestarsi, il velo dell’illusione deve essere ignorato, lacerato o sollevato.
La Via della Suprema Conoscenza (Jnana Yoga) lo ignora come se in realtà non esistesse, essendo una creazione dell’immaginazione.
La Via della Retta Azione (Karma Yoga) lo squarcia grazie all’attività finalizzata a strapparne i fili.
La Via della Devozione (Bhakti Yoga) innalza il velo poiché Dio, che l’aveva fatto scendere, ha la compassione di sollevarlo per voi.
Così l’illusione scompare convalidando l’efficacia di queste discipline!
1

Nel cammino spirituale esistono differenti sentieri: la via dell’Azione (Karma Yoga) che porta a sviluppare l’attenzione e la consapevolezza dell’agire, la via della Devozione (Bhakti Yoga) che canalizza le energie emotive e sentimentali, la via della conoscenza o saggezza (Jnana Yoga) che conduce la mente, attraverso la riflessione, alla realtà metafisica. Tutti e tre i sentieri hanno un unico scopo: ritrovare la propria vera natura, infinita, libera, immortale ed anche se sono vie diverse che hanno precise caratteristiche, ad un certo punto del percorso evolutivo perdono la loro specifica distinzione, fino ad arrivare a completarsi vicendevolmente e a coincidere.

La via dell'Azione e più precisamente dell'azione disinteressata in accordo con le responsabilità inerenti al progetto animico per questa vita, attraverso la purificazione della mente dalle passioni e dalle emozioni, insegna a compiere il proprio dovere con completo altruismo, dedicandolo al Sé interiore, senza preoccuparsi dei risultati e dei frutti. Agire in conformità al proprio scopo in questo mondo educa a separarsi dall'idea di successo o insuccesso e dai vincoli emozionali ad essi legati; infatti, se le azioni vengono compiute come sacrificio da offrire sull’altare della divinità, non ci sarà più la schiavitù della nascita e della morte, perché soltanto l’azione disinteressata non produce conseguenze karmatiche.

Tale azione ha tre caratteristiche principali:

l’equanimità serena e profonda
la rinuncia ad ogni desiderio
l’azione consapevole compiuta come sacrificio al Supremo.

 Agire in Dio e non nell’io, scegliere l’azione non in rapporto ai bisogni personali, ma in obbedienza alla più alta Verità, ci porta ad identificarci con l’Energia divina; sentiremo allora in noi un infinito movimento dinamico, non dominato dal desiderio, da un impulso, o da un illusorio libero arbitrio, ma concepito e sviluppato in una felicità autocosciente. 2

Nella via dell’Azione, si usano le energie dinamiche della nostra natura, ma si cerca di sviluppare un senso di distacco dal risultato delle azioni stesse. È importante anche non coltivare aspettative su quello che vogliamo ottenere, lasciare che sia.

“Fai del tuo meglio e lascia andar” insegnano i Maestri, senza aspettare ricompense, ringraziamenti o riconoscimenti. Quindi non dobbiamo desiderare, né provare avversione per i frutti dell’azione ed essere equanimi verso qualunque risultato derivi da essa. In tal modo si realizza la liberazione da tutto ciò che è nell'alternanza di desiderio/avversione, da tutto ciò che è mutevole e transitorio.

Giustamente dobbiamo faticare, lavorare, cercare di raggiungere obiettivi, ma l’ideale è farlo gioiosamente, con uno spirito di offerta, di abbandono verso qualche cosa di più grande, verso il Sé, verso Dio. In questo modo ogni nostra azione sarà libera dalla catena di causa-effetto, perché non la compiremo più per interesse personale, ma semplicemente come pratica spirituale.

È anche importante accogliere totalmente il ruolo che ci si trova ad avere nelle situazioni della vita, aderendo con spirito di accettazione e gioia al proprio dovere, anche se, a volte può essere ingrato e difficile. Quando si agisce in uno stato di completo abbandono al Divino, allora l’azione diventa meditazione, ed ogni momento della vita è un momento sacro.

Quando le azioni sono svolte come ‘offerta a Dio’, non esaltatevi del successo né scoraggiatevi del fallimento, poiché è Dio che sprona, aiuta, dona gioia o dolore, secondo la Sua volontà. L’individuo non deve avere alcun attaccamento al frutto dell’azione, così non sarà vincolato dalle conseguenze; in tal modo non rimarrà alcuna traccia nella sua personalità che lo forgerà dopo la morte. 3

Attraverso il distacco dai frutti dell’azione, si procede alla disidentificazione con il corpo e la mente, alla distruzione dell'ego ed alla totale unione (Yoga) del sé individuale con il Sé universale.

Tu hai diritto all'azione, ma in nessun caso ai suoi frutti, non devi compiere l'opera per i frutti che essa ti procura, ma nemmeno devi attaccarti alla non-azione.
Saldamente stabilito nello yoga, o Conquistatore di tesori, compi la tua azione libero dall'attaccamento, imperturbabile nella sconfitta e nel successo. Yoga significa equanimità.
4

Terminiamo questa prima parte affidandoci alle parole di Alice Bailey, che riassumono perfettamente il senso della via dell’Azione.

Assolvo il mio compito con ferma risoluzione;
con sincera aspirazione;
guardo in alto, aiuto in basso, non sogno né riposo;
lavoro; raccolgo; prego;
sono la Croce; sono la Via;
passo oltre il lavoro compiuto;
calpesto il sé ucciso;
uccido il desiderio e lotto, dimenticando ogni ricompensa.
Rinuncio alla pace;
perdo il riposo e nella tensione del dolore perdo me stesso,
trovo Me stesso ed entro nella pace.
A tutto ciò solennemente mi impegno,
invocando il Sé Superiore.
5

Carla Gabbani
Insegnante di Yoga e formatrice

-----------

  1. Sathya Sai - Discorsi vol.10, pag.102
  2. Aurobindo- Sintesi dello Yoga
  3. Sathya Sai-Discorsi Vol.10, pag.120
  4. Aurobindo- Lo Yoga della Bhagavad Gita cap.II, v.47/48
  5. Alice A. Bailey – Psicologia esoterica, vol. II
Carla Gabbani

Educatrice

Sito web: www.saivivere.it