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Purificare il cibo

Purificare il cibo

La mente non è che un aggregato di pensieri; i pensieri danno luogo alle azioni, e ogni gioia o dolore nel mondo non è che il risultato di azioni. Di conseguenza, solo con pensieri buoni la vita sarà buona. Il pensiero è assai potente: esso sopravvive anche dopo la morte di una persona. Bisogna dunque tener fuori dalla mente i pensieri cattivi. Sono essi che dividono mettendo l’uno contro l’altro e facendo dimenticare il Divino che li accomuna. Quando gli uomini saranno consapevoli che in ciascun corpo c’è un solo Spirito, non esisteranno più le discriminazioni. L’uomo dovrebbe sforzarsi di allargare i suoi rapporti dal livello individuale a quello familiare, poi a quello sociale, nazionale, ed infine, mondiale. La pace, sia dell’individuo che del mondo, dipende dalla mente. Da qui viene la necessità di disciplinare con criterio la mente. (1)


Recenti studi hanno rilevato che i pensieri sono vibrazioni misurabili con la magnetoencefalografia MEG, che misura i campi magnetici all’esterno della nostra testa. Quindi i nostri pensieri viaggiano nello spazio e lo influenzano (potendo essere misurati) ed influenzano anche tutti gli “oggetti” con cui vengono in contatto; i pensieri hanno quindi “sostanza”. Potremmo paragonare i pensieri negativi come la polvere che si deposita giorno dopo giorno sulla superficie di uno specchio e quelli positivi ad un detergente che lo pulisce delicatamente.


(2) vedi il video allegato di Thomas Torelli a fondo pagina


La nostra mente può essere paragonata ad uno specchio, per vivere alla luce dei Valori Umani è necessario ripulire lo specchio della mente dalle impurità che lo ricoprono. Quest’operazione di pulizia si effettua regolando l’alimentazione e le altre abitudini di vita, compreso il divertimento e i pensieri che accogliamo. Quando si parla di alimentazione, non ci si riferisce solo al cibo grossolano che ingeriamo, ma a tutto ciò con cui entra in contatto la mente attraverso i sensi: ci si riferisce, quindi, anche a ciò che si ascolta o che si vede. Tutte queste cose, come ben sappiamo per esperienza diretta, sono in grado di fornirci o levarci serenità. Parlando di cibo grossolano, si dovrebbe evitare di consumare cibo impuro.


Affinché il cibo sia “puro” devono essere pure le materie prime, gli alimenti; poi devono essere puri i recipienti nei quali verrà cotto il cibo; infine devono essere pure le persone che lo preparano e lo servono. Non è sufficiente che le provviste siano pure e di buona qualità, devono anche essere state acquistate con mezzi leciti. Il denaro che impieghiamo per mantenerci deve essere stato guadagnato in modo onesto, altrimenti il processo sarà inquinato all’origine. Gli utensili e il vasellame devono essere puliti e incontaminati e chi serve a tavola, non solo deve essere pulito nel vestire, ma anche nelle abitudini, nel carattere e nella condotta; dev’essere esente da odio, ira e preoccupazioni e da indifferenza. Mentre serve le portate, dev’essere gaio e lieto, umile e pieno di amore e mentre bada ai commensali non deve avere in mente pensieri negativi.


Non basta un aspetto gradevole e la pulizia esteriore per compensare pensieri e abitudini malvagie.


Occorre circondarsi di persone virtuose; nella scelta del personale nel campo della ristorazione non bisogna farsi influenzare dall’aspetto gradevole, dalle capacità professionali. Si devono esaminare attentamente le abitudini e il carattere del personale, poiché il cibo è una componente importante del nostro corpo e della nostra mente.


Come si fa ad essere sicuri che in un ristorante le provviste, il personale e le stoviglie siano puri?


In effetti, è molto difficile se non impossibile, tuttavia, se il cibo viene offerto a Dio prima di consumarlo, viene purificato.  

Se il cibo viene mangiato senza prima essere offerto a Dio, si viene colpiti da tutte le impurità e da tutte le tare che contiene. Se, invece, prima di mangiare, il cibo viene offerto a Dio, questo diviene un dono di Dio e tutte le impurità in esso contenute si dissolvono ed in questo modo la mente viene gradualmente purificata.


Nutrirsi di cibo è un rito sacro e non si dovrebbe mangiare in preda a tensioni emotive e stati d’ansia. Si dovrebbe evitare qualsiasi rumore e fare tutto con molta calma.
Anche quando si serve il cibo, non si dovrebbe essere rumorosi.  Quando si mangia lo si deve fare in atto di preghiera e di profonda gratitudine.


Mentre mangiamo non dovremmo dare spazio a nessun tipo di conversazione. Dopo aver recitato la preghiera dovremmo consumare il nostro cibo con gioia e con la parola sacra nel cuore. In questo modo il cibo sarà consacrato e diverrà un dono che proviene da Dio. Diversamente, se mentre mangiamo pronunciamo parole eccitanti, germoglieranno in noi pensieri eccitanti.


Quest’insegnamento dell’offerta del cibo è qualcosa che si è persa in occidente, ma che apparteneva anche alla nostra cultura. A questo proposito, vale la pena ricordare questa storia che riguarda San Benedetto (Patrono d’Europa):


Non molto lontano dallo speco viveva una piccola comunità di religiosi, il cui superiore era morto di recente. Tutti insieme questi uomini si presentarono al venerabile Benedetto e lo pregarono insistentemente perché assumesse il loro governo. Il santo uomo si rifiutò a lungo, con fermezza, soprattutto perché era convinto che i loro costumi non si sarebbero potuti mai conciliare con le sue convinzioni. Ma alla fine, quando proprio non poté più resistere alla loro insistenza, acconsentì. Li seguì dunque nel loro monastero.
 Cominciò subito a vigilare attentamente sulla vita regolare e nessuno si poteva permettere, come prima, di flettere a destra o a sinistra dal diritto sentiero dell'osservanza monastica. Questo li fece stancare e indispettire, e, stolti com'erano, si accusavano a vicenda di essere andati proprio loro a sceglierlo per loro abate; la loro stortura cozzava troppo contro la norma della sua rettitudine. Si resero conto che sotto la sua direzione le cose illecite non erano assolutamente permesse e d'altra parte le inveterate abitudini non se la sentivano davvero di abbandonarle: è tanto difficile voler impegnare per forza a nuovi sistemi anime di incallita mentalità!
 E cosa purtroppo notoria che chi si comporta male trova sempre fastidio nella vita dei buoni; e così quei malvagi si accordarono di cercar qualche mezzo per togliergli addirittura la vita. Ci furono vari pareri e infine decisero di mescolare veleno nel vino, e a mensa, secondo una loro usanza, presentarono all'abate per la benedizione il recipiente di vetro che conteneva la mortale bevanda. Benedetto alzò la mano e tracciò il segno della croce. Il recipiente era sorretto in mano ad una certa distanza: il santo segno ridusse in frantumi quel vaso di morte, come se al posto di una benedizione vi fosse stata scagliata una pietra.
Comprese subito l'uomo di Dio che quel vaso non poteva contenere che una bevanda di morte, perché non aveva potuto resistere al segno che dona la vita. Si alzò sull'istante, senza alterare minimamente la mitezza del volto e la tranquillità della mente, fece radunare i fratelli e disse semplicemente così: "Io chiedo al Signore che voglia perdonarvi, fratelli cari: ma come mai vi è venuto in mente di macchinare questa trama contro di me? Vi avevo detto che i nostri costumi non si potevano accordare: vedete se è vero? Adesso dunque basta così; cercatevi pure un superiore che stia bene con la vostra mentalità, perché io, dopo questo fatto, non me la sento più di rimanere con voi" (3)


Marta Beneventi
Ricercatrice letteratura Sathya Sai


(1) Sathya Sai, Corso Estivo 90, Maingraft, 1992, pg.76
(2) Link al video di Thomas Torelli
(3) Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno, http://ora-et-labora.net/dialoghidis.html

Redazione

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