I doni del silenzio

La nostra anima ha bisogno di solitudine. Nella solitudine, se l’anima è attenta, Dio si lascia vedere. La folla è chiassosa: per vedere Dio è necessario il silenzio. (1)

Il silenzio non è una attitudine scontata della mente e perché diventi una presenza stabile ed amica, dobbiamo fare un lungo lavoro su noi stessi, sulle nostre abitudini mentali alla irrequietezza, alla proliferazione verbale, mentale ed emotiva, al non essere “qui ed ora”. Patanjali nello “Yoga Sutra” ci ricorda che si perviene alla pacificazione della mente ed al silenzio, solo attraverso un lavoro su di noi regolare e costante. Infatti, è solo in virtù della continuità e della perseveranza nella pratica, che diventa possibile raccoglierne i frutti.

Tra i doni più belli e significativi del silenzio, troviamo: l'osservazione di se stessi, il raccoglimento, la meditazione e la preghiera.

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L’elemento Acqua e il suo potere armonizzatore

Come tutti sanno, l’acqua rappresenta oltre  il 70% della materia costituente il pianeta Terra e il corpo umano.  Ma forse non tutti sanno che l’acqua possiede una memoria ovvero la possibilità di mantenere un’ “impronta” delle sostanze con cui è venuta in contatto. 
Fu l’immunologo francese Jacques Benveniste a pubblicare nel 1988, sulla prestigiosa rivista internazionale “Nature”, i risultati di rivoluzionari esperimenti che dimostravano come l’acqua fosse capace di mantenere l’informazione di sostanze in essa disciolte o diluite.

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Purificare il cibo

La mente non è che un aggregato di pensieri; i pensieri danno luogo alle azioni, e ogni gioia o dolore nel mondo non è che il risultato di azioni. Di conseguenza, solo con pensieri buoni la vita sarà buona. Il pensiero è assai potente: esso sopravvive anche dopo la morte di una persona. Bisogna dunque tener fuori dalla mente i pensieri cattivi. Sono essi che dividono mettendo l’uno contro l’altro e facendo dimenticare il Divino che li accomuna. Quando gli uomini saranno consapevoli che in ciascun corpo c’è un solo Spirito, non esisteranno più le discriminazioni. L’uomo dovrebbe sforzarsi di allargare i suoi rapporti dal livello individuale a quello familiare, poi a quello sociale, nazionale, ed infine, mondiale. La pace, sia dell’individuo che del mondo, dipende dalla mente. Da qui viene la necessità di disciplinare con criterio la mente. (1)

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