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Impronte femminili nel tempo - Parte 3

Impronte femminili nel tempo - Parte 3

Se potessimo utilizzare un tappeto magico per scivolare sull’eterno e fugace fiume del tempo ed andare a scoprire, in ere remote, le impronte che la donna ha lasciato nelle antiche civiltà in cui è vissuta, scopriremmo come le vere donne, esprimendo i valori insiti nel più profondo del loro essere, hanno caratterizzato il quotidiano, nelle loro società di appartenenza, tramandando fino ai nostri giorni gli aspetti più femminili di forza, determinazione, dedizione, comprensione, devozione e bellezza. Iniziamo questo nostro viaggio fantastico ed insolito da Est e troviamo che ….

Il ruolo delle donne, nella Società Inca, era generalmente subordinato alla componente maschile, ma questa collocazione contemplava numerose eccezioni. Il ruolo sacrale della donna andina non poteva non trovare riscontro nella manifestazione più importante della gerarchia sociale, quella della sovranità. Accanto al monarca, il Qhapaq, siede la Coya, la regina, che è la sua controparte agli occhi dei sudditi. Le Mamakuna erano una parte attiva, nobile e creativa della società Inca dove già le donne vivevano con autonomia economica, praticavano la medicina, l'agricoltura, modellavano il vasellame ed oggetti di uso religioso, lavoravano i campi, si sposavano e avevano dei figli. Non si parla di parità o disparità dei sessi ma di ruoli nettamente diversi, dove il femminile è forza trainante per l'uomo: forza creatrice e generatrice di idee e passioni. Alla donna compete la spinta evolutiva dell’umanità che l’uomo accoglie e fa sua. Si è così sviluppata nei secoli una cultura che comprende, rispetta e valorizza il mondo femminile. Anticamente, in Perù esisteva una specie di università femminile, la Akllawasi che era improntata sulla conoscenza di sé, aiutava le donne a trovare uno scopo, una direzione nella vita.

In quasi tutte le Tribù Native Americane, le donne erano il motore economico della tribù e garantivano il buon andamento della vita quotidiana. In alcune tribù come gli Apache la famiglia era matriarcale. I loro compiti erano innumerevoli: scuoiavano animali, affumicavano la carne, confezionavano tutti gli indumenti, anche i mocassini, erano espertissime conciatrici di pelli: riuscivano a renderla morbida come un tessuto (una donna riusciva a conciare 4 pelli di montone all’anno), e poi raccoglievano la frutta, pestavano il mais e il miglio, cucinavano, montavano e smontavano le tende e, naturalmente, accudivano i figli. Le donne native americane avevano molta cura dei loro piccoli e non si limitavano ad assicurare loro la sopravvivenza: facevano di tutto per rendere la loro vita bella e piacevole.

“Nello spettacolo della vita, alla donna è stato assegnato il ruolo più sacro e importante, vale a dire la missione di stabilire i criteri della rettitudine e dell’etica, nonché la preparazione morale e spirituale dei figli. Se la madre è virtuosa e rispettosa della morale, anche i figli saranno morali e seguiranno automaticamente il suo esempio.”(11)

In Europa L'avvento del cristianesimo, non modifica la condizione giuridica della donna, pur assegnandole un ruolo fondamentale in seno alla famiglia che viene a ricostituirsi come nucleo fondamentale della vita associata, la sottomissione al marito era ancora vigente; ma il cristianesimo almeno la sottrasse all'umiliazione del ripudio.
Nel IV d.C. secolo cominciarono a diffondersi i movimenti spirituali femminili e si affermò una nuova immagine della donna accanto a quella tradizionale di madre e di sposa. Nella prima età medioevale, questa nuova spiritualità femminile ha portato alla nascita di moltissime istituzioni monastiche.

Con l'arrivo dei Longobardi la donna diventa oggetto del guerriero, è sottoposta alla tutela (mundio o mundeburdio) del padre o del fratello, passando sotto quella del marito dopo le nozze; queste erano organizzate e decise senza che fosse stato previsto il suo consenso e assimilate ad un atto di compravendita.

Dobbiamo aspettare il XVIII secolo perché comincino a serpeggiare idee favorevoli alla sua formazione culturale e la donna inizia ad avviarsi anche alle discipline scientifiche. Le grandi rivoluzioni, quella francese e quella americana, la portano al riconoscimento dei diritti civili, pur lasciandola ancora senza quelli politici. Il codice napoleonico, assicura la parità giuridica della donna nubile, all'interno della famiglia, invece, ripristinava la piena sottomissione al marito. Tuttavia ora vedeva aprirsi davanti spazi ampi di intervento sociale: campo preferito è quello dell'educazione, in Francia e in Gran Bretagna soprattutto, ma anche in Italia si hanno figure femminili che, arse dall'ardore romantico e risorgimentale, hanno svolto opera di educatrici.

Quale che siano i valori morali che avete imparato, dovete insegnarli ai vostri figli… Gli insegnamenti di una madre giocano un ruolo vitale nel plasmare il futuro dei propri figli. La madre deve fare qualsiasi sforzo per allontanare le cattive qualità dai figli ed infondere in loro i valori umani quali la Verità, la Rettitudine, la Pace, l’Amore e la Nonviolenza. (12)

La prima attività con cui la donna ha avuto modo di potersi distinguere soggettivamente, è stata l'arte. La donna, ha avuto molte possibilità di evidenziarsi come soggetto pittorico e scultoreo. Dal rinascimento in poi, ha avuto sempre più modo di rivelarsi per quel che è: il simbolo della bellezza e dell'armonia. Il paragone naturale con un fiore le rende giustizia. Non si devono dimenticare anche altre manifestazioni artistiche, come la danza classica, le espressioni musicali quali il canto e le esecuzioni musicali, fatte con strumenti che sembrano creati in simbiosi per la donna.

“La natura delle donne è intimamente alleata con l’arte”. (13)

“Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo”.(14)

Durante la metà del XIX secolo cominciano a concretizzarsi le prime vere conquiste sociali. Il codice del 1865 sancisce l'alienabilità della dote, la reciprocità degli obblighi economici dei coniugi e la corresponsabilità nei confronti dei figli; la donna ottiene l'accessibilità agli studi superiori, in Italia la prima donna si è laureata nel 1877. Negli Stati Uniti una legge del 1840 dava alla donna sposata la piena disponibilità dei suoi guadagni e dei suoi beni personali. In Italia una legge uguale verrà promulgata solo nel 1919.

Intanto allo scoppio della prima guerra mondiale, in dodici stati della Confederazione americana veniva riconosciuto alla donna il diritto politico; poco dopo lo stesso riconoscimento veniva accordato anche dalla Danimarca, Paesi Bassi, URSS e Islanda; nel 1918 seguirà la Gran Bretagna, che tuttavia riserva tale diritto solo alla donna che ha compiuto i trent'anni. Nel periodo fra le due guerre sia in America che nel resto d'Europa veniva riconosciuto anche il diritto di voto, in Italia si dovrà aspettare il 1945.

“Verità sacrificio e pace sono qualità predominanti nella donna. Le donne hanno il compito di occuparsi della purezza e del benessere della comunità.” (15)

In Italia nel 1956 la donna viene ammessa nelle corti d'assise e nei tribunali dei minorenni, come giudice popolare; nel 1960 ottiene il libero accesso a tutte le cariche pubbliche, tranne quelle militari e diplomatiche; la piena parità giuridica nel lavoro viene ottenuta nel 1962, tuttavia nell'ambito familiare è ancora vigente la discriminazione del "diritto di famiglia". Solo nel 1977 una riforma generale ha abolito ogni discriminazione, mentre risale al 1979 la prima nomina di donne ad ambasciatore e alla presidenza della Camera dei Deputati.

Più tempo passa e più vediamo la donna prendere possesso di posti di comando che una volta non erano possibili, ella ha preso e prende sempre più coscienza di sé e delle sue capacità; rifiuta una vita che fino a qualche anno fa accettava con naturalezza.

La figura della casalinga come "nostra madre" o "nostra nonna", che tutto dedicava alla famiglia, che viveva per la famiglia va scomparendo, il suo posto viene preso da una donna nuova che ha innumerevoli interessi oltre quelli domestici.

“L’educazione della donna va offerta secondo un piano ben preciso, nel senso che la donna deve essere preparata a capire i problemi della nazione, affinché, nei limiti delle sue capacità, possa dare un contributo al Paese, alla comunità, alla famiglia. Una nazione si edifica solo sulla cultura delle donne.”

“Le donne risplendono come soldati con l’arma di Sathya (Verità) e Dharma (Rettitudine). Esse hanno la fermezza ed il coraggio necessari per combattere per la nazione e portarvi pace ed armonia." (16)

Bettina Di Carlo
Educatrice ai Valori Umani

 


11 - Sathya Sai - Dharma Vahini

12 - Sathya Sai - Discorso 19/11/2002

13 - Johann Wolfgang von Goethe

14 - Shakespeare

15 - Sathya Sai- Discorsi Volume XVI

16 - Sathya Sai – Dharma Vahini

Sai Vivere è un progetto SSIO-Italy.