Non ti capisco!

Tutti sappiamo quanto capirsi non sia sempre così scontato. Oggi ci si aiuta con il “feedback” (letteralmente “dare indietro il cibo ricevuto”), ritornando al mittente ciò che abbiamo afferrato del suo discorso. Questa tecnica ci evita di cogliere tra le righe cose che non ci sono, e di verificare se si sta parlando “della stessa cosa”; quando viene adoperata mette in evidenza quanto spesso ci si fraintenda, e con quale facilità! Accade in famiglia, al lavoro, a scuola, tra amici…; le possibilità di fraintendere il senso di quello che ci viene detto, o di essere a nostra volta fraintesi, si moltiplicano in modo inverosimile. Talvolta sono le opinioni differenti che non ci fanno avvicinare ad una corretta e reciproca comprensione, tant’è che ci sembra di ragionare su binari opposti; a volte le nostre parole, benché siano le medesime, hanno una valenza diversa – vuoi per esperienza, cultura, formazione, età…

Oggi, per complicare le cose, la vita della più parte di noi abbonda di messaggi scritti: email ed sms, o altri postati su qualche rete sociale… così il rischio di fraintendersi diventa esponenziale; e se ne aggiunge pure un altro, quello di chiudersi in gruppi che la pensano “come noi”, che “parlano la stessa lingua”, rischiando di perdere il giusto discernimento e, soprattutto, di irrigidirsi mentalmente. Mancano, inoltre, sempre di più gli indispensabili elementi senza cui è ancora più facile fraintendersi: il tono della voce, la postura, lo sguardo… e la risata, quando si fa una battuta senza alcuna malizia. Per fortuna ci sono “gli emoji” - per chi li adopera in ambito “messaggini”, … perché se da una parte banalizzano un giusto uso del linguaggio, dall’altra sono utili per calibrare le parole scritte con piccole attenzioni; con quella premura di attaccare un sorriso ad una frase che potrebbe, altrimenti, confondere chi legge, ed essere recepito persino in modo offensivo.

Il guaio, e pare che sia un dato di fatto, è che i nostri cervelli cancellano, fraintendono e interpretano male, in base a filtri di pregiudizi, inneschi, assunzioni, convinzioni, abitudini e modelli mentali.1 Se non facciamo attenzione di rileggere, ad esempio, un messaggio che non ci piace prima di partire in quarta con una risposta non appropriata (perché si può anche capire male… ), si possono attivare proprie quelle assunzioni, idee e pregiudizi di cui sopra. È la nostra mente (ed il bagaglio di esperienza accumulata, spesso ormai seminascosta dalla memoria subconscia), che colora le nostre percezioni. In base a come vivo ed ho vissuto, o mi sento, così interpreto.

Un contadino non trovava più la sua ascia. Allora gli venne in mente il sospetto che l’avesse presa il figlio del suo vicino, e così si mise ad osservarlo. Aveva la tipica andatura del ladro di asce. Il suo viso era quello di un ladro di asce. Le parole che pronunciava non potevano essere che quelle di un ladro di asce. Tutti i suoi comportamenti e modi di fare tradivano l’uomo che aveva rubato un’ascia. Ma un giorno, per caso, spostando alcuni tronchi, il contadino ritrovò la sua ascia. Quando l’indomani guardò di nuovo il figlio del suo vicino di casa, questi non aveva più niente del ladro di asce, né nel comportamento, né nell’andatura, né nei modi di fare.2

Eh sì! I nostri sentimenti ci influenzano, eccome! E anche i nostri punti di vista! Se dovessimo posizionarci lungo la circonferenza del mondo nessuno vedrebbe le cose esattamente allo stesso modo. Ed è un po’ quello che succede; è del tutto naturale avere prospettive diverse. Pensiamo ai raggi del sole… ogni raggio si proietta lungo una sua traiettoria che si distingue dalla traiettoria dei due raggi che lo affiancano e di tutti gli altri raggi del sole. Ci si allontana per seguire i propri percorsi, ci si “individualizza”, distinguendosi anche per quei pochi “centesimi di secondo”, come accade in una discesa di sci! Ciononostante si avrà sempre in comune il punto di partenza, oltre, naturalmente, la sostanza stessa di cui siamo fatti. Non potrebbe essere questo l’anello mancante ad una buona comunicazione? Focalizzarsi, ad esempio, sulla nostra provenienza comune e sul fatto che apparteniamo tutti alla stessa grande famiglia, che altro non è che un’estensione del Sole Centrale, chiamata umanità? Non potremmo abituarci a pensare a questa metafora, e ricordarci che il sole brilla grazie a tutti i raggi, non solo “al mio”? È fondamentale imparare a splendere all’unisono!

Se facciamo nostre le parole Tutti hanno sempre un pezzo della verità3 si diventerà più propensi a riconoscere quel pezzo di verità diverso dal proprio. Una simile apertura ci permetterà di accogliere anche la visione dell’altro. Se impariamo a coltivare un atteggiamento di questo genere, incoraggiando i giovani a fare altrettanto, e a prendere l’abitudine di guardare le cose da più punti di vista, forse riusciremo a trovare una sintesi che tutti potranno condividere e fare propria. Vedere cause, soluzioni ed esperienze diverse come un percorso di crescita comune, ragionando da più angolazioni espanderà la nostra capacità mentale. Ma per evitare la cacofonia, bisogna essere d’accordo nel mirare alla stessa cosa: l’unità di consenso, una comprensione talmente completa che riunisce i vari punti di vista; un’unità in cui tutti possono rispecchiarsi proprio come la facciata superiore di un diamante riflette ogni sua sfaccettatura.

Se siamo attanagliati da fraintendimenti e problemi di comunicazione (e almeno una volta nella vita capita a tutti!), la chiarezza, quale valore, ci aiuta ad essere espliciti e diretti; vincente se accompagnato da tatto, gentilezza e rispetto. Senza dimenticare di pesare e soppesare la scelta delle nostre parole, poiché il nostro interlocutore è sensibile quanto lo siamo noi. Una parola scelta male può essere compresa male, ed innescare dei fraintendimenti a catena. Ma la chiave d’oro da tenersi sempre in tasca è la ponderatezza, quella che ci permette di riflettere su quanto viene detto (anche sulle proprie parole), che ci ricorda di chiedere dei chiarimenti quando si rende necessario, e che ci concede la pazienza necessaria per capirsi veramente!

Suzanne Palermo
Illustratrice, Scrittrice ed Educatrice ai Valori Umani


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1 Sharon Morgen
2 Parabola cinese attribuita a Lie Youkou (IV secolo a.C.) tratto da “Storie per Apprendisti saggi, Ed. EL, Michel Piquemal
3 Dr. Thorbjorn Meyer, educatore danese, 1929 – 2009a

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