Il tempo dell’uomo - Il ritmo dell’uomo e delle stagioni

E il vecchio diceva, guardando lontano: Immagina questo coperto di grano.

Immagina i frutti, immagina i fiori, e pensa alle voci, e pensa ai colori.

E in questa pianura, fin dove si perde, crescevano gli alberi e tutto era verde, cadeva la pioggia,

Segnavano i soli il ritmo dell’uomo e delle stagioni.1

Già sul finire del Ventesimo secolo molte tradizioni, che erano state vive nei diversi secoli precedenti, sono andate irrimediabilmente verso il dissolvimento e i significati sono caduti nell’oblio.

I vari passaggi stagionali che, si riproponevano ogni anno, ciclicamente, erano cadenzati da feste colme di significati, sul finire del ventesimo secolo sono stati in qualche modo dimenticati, e ridotti a “festività”, connotate da comportamenti “festaioli”, vuote di valori profondi e condizionate solamente dalla corsa agli acquisti.

Nel mondo odierno predomina definitivamente la concezione del “tempo lineare”, ma non è sempre stato così in Occidente, e non è mai stato così in civiltà più antiche della nostra, quale quella vedica, quella persiana o quella degli antichi greci. L’idea del tempo, con un passato, un presente e un futuro, si affermò a partire dai primi secoli del cristianesimo, per contrastare probabilmente il concetto di reincarnazione, allora molto diffuso, in base al quale le anime tornavano ciclicamente a incarnarsi e ripercorrere il cammino della vita. Capostipite di questa idea del tempo lineare fu Sant’Agostino, che nell’XI libro delle “Confessioni”, ha enunciato la concezione di un tempo lineare, in forza di una CREAZIONE e di un CREATORE, che vi ha dato inizio, e prima del quale nulla esisteva, quindi nulla può riproporsi senza il Suo volere.

I Greci avevano due divinità principali per simbolizzare il Tempo: Cronos, il potente padre di Zeus, connesso a un tempo cronologico (appunto) e sequenziale, con una dimensione quantitativa (infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia/ passato, presente e futuro), in relazione alla vita umana, e Aion (o Aeon), opposto a Cronos, che indicava il tempo eterno, assoluto, carico di forza vitale che anima ciclicamente l’esistenza del creato.

La visione del tempo ciclico presso i Greci, i Romani, ed altri popoli antichi, era legata alla successione delle stagioni e degli anni. Il futuro, il tempo “a venire”, risulta perciò scontato e prevedibile, in quanto parte di un eterno ritorno dell’identico ciclo. Per Eraclito, “Dio è giorno-notte, inverno-estate, sazietà-fame”, secondo una visione cosmologica in cui i contrari coesistono e sono uniti indissolubilmente.

L’anno con le sue stagioni, al di là del fatto che il tempo, da una certa epoca in poi, è stato conteggiato linearmente, in progressione dal passato al futuro, era al centro della vita dei popoli: il ritornare di certi eventi è presente nella liturgia ecclesiastica, nell’alternarsi delle stagioni in relazione ai raccolti, nel ripetersi periodico dei simboli zodiacali legati al movimento delle costellazioni. Per chi non conosce la vera astrologia l’ipotesi di ripercorrere lo zodiaco può sembrare fantasiosa; tuttavia, poiché tutto è Uno, e noi ci muoviamo con il cosmo, in quanto siamo fatti della medesima energia che forma le stelle, a livelli profondi ci muoviamo con loro e ne subiamo gli influssi.

Recuperare la concezione ciclica del tempo, mediante la conoscenza e la celebrazione dei passaggi stagionali ed energetici che avvengono in modo periodico, può aiutarci ad integrare di nuovo, dentro di noi, un ritmo in armonia con la natura. Non dimentichiamo mai che la percezione del tempo è mentale, ed assecondandone il ritmo possiamo superare l’inganno che ci porta a vivere una realtà frammentata, con mete, scadenze e falsi obiettivi ed allontanandoci sempre più dalle nostre radici che affondano nella nostra Madre Terra.

CALENDARIO

Il viaggio alla riscoperta dei nostri legami ciclici e periodici con il Creato inizia dalla definizione di Calendario: “Sistema convenzionale di divisione del tempo basato su fenomeni astronomici periodici: in genere l’intervallo di base è l’anno, la cui durata è fissata in modo che si discosti il meno possibile dalla durata media astronomica”, o anche: “Elenco dei giorni dell'anno con l'indicazione delle festività ed eventuali altre annotazioni di carattere astronomico, civile e religioso.”

Esistono calendari lunari, basati sul moto della Luna (anno di 13 lunazioni), e quelli lunisolari, che sono invece basati sulla coincidenza dei mesi con le lunazioni, però in modo che le stagioni (dipendenti dal moto del Sole) si ripetano nei medesimi periodi dell’anno.

Il calendario solare collega la durata dell’anno con quella dell’ “anno tropico”, cioè con l’intervallo di tempo compreso fra due passaggi consecutivi del Sole a uno stesso equinozio. Poiché però questo periodo (esattamente di 365,242214 giorni) non corrisponde a un numero intero, occorre intercalare un certo numero di giorni per ottenere una approssimata coincidenza tra anno civile e anno tropico. Così ogni quattro anni il mese di febbraio, per convenzione generale, è di 29 giorni anziché di 28.

Il calendario più diffuso nel mondo è quello “gregoriano”, introdotto nel 1582 da papa Gregorio XIII, per correggere errori legati a quello precedente. I popoli mesopotamici, gli egiziani, i palestinesi, i cinesi e quelli precolombiani avevano loro calendari che differivano da quello odierno, tranne che per la durata dell’anno, che oscillava dai 360 ai 364 giorni, con mesi da 18 a 28 giorni

L’inizio dell’anno solare viene ora convenzionalmente collocato al 1° gennaio, anche se è più logico farlo coincidere con il Solstizio d’Inverno, cioè con il giorno (25 dicembre) in cui il Sol Invictus, dopo tre giorni di apparente stasi (dal 21 dicembre) riprende il suo cammino ascendente, e le giornate tornano ad allungarsi.

E la nostra avventura alla scoperta delle “Stagioni dell’Uomo” avrà inizio proprio dal Solstizio d’Inverno” …

Olimpia Giovine
Agronomo e Formatrice

1 Francesco Guccini, Il vecchio e il bambino

 

Redazione

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