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Dall'Equinozio d'autunno al Solstizio d'inverno

Dall'Equinozio d'autunno al Solstizio d'inverno

ALLA SCOPERTA DELLE STAGIONI DELL’UOMO

DALL’EQUINOZIO D’AUTUNNO AL SOLSTIZIO D’INVERNO I parte

“Settembre è il mese dei ripensamenti /sugli anni e sull’età/ dopo l’estate porta il dono usato/ della perplessità / Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità/come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità.”1

L’Agricoltura, con i suoi processi per procurare all’uomo il cibo che lo sostenta, è in continuo rapporto con le forze della natura, che talvolta vengono alterate, ma sono comunque soggette a cicli e a energie invisibili che governano la fertilità del suolo, l’accrescimento delle piante e la loro vitalità.

L’autunno è una stagione particolare per l’agricoltore, ma anche per tutti coloro che sono sensibili alle dimensioni spirituali connesse con i ritmi della natura: fin dall’antichità sono esistiti molteplici culti, sia in Occidente che in Oriente, che vengono eseguiti nel periodo che va dall’Equinozio di Autunno al Solstizio d’Inverno, e hanno a che fare con il mondo oscuro del buio, dei morti, dell’aldilà, in cui i vivi non possono agire direttamente se non con una presa di coscienza della dimensione invisibile che esiste parallelamente alla vita attuale. Come in questo periodo il seme viene interrato per acquisire la forza che lo porterà dal buio alla luce, e le gemme sugli alberi maturano silenziosamente in attesa di sbocciare, le celebrazioni dell’Equinozio d’autunno hanno un carattere meditativo: è tempo di bilanci e delle prese di coscienza che ci proiettano verso il ringraziamento per ciò che abbiamo ricevuto, e la speranza e l’attesa per un nuovo ciclo propizio.

L’interazione che operano gli agricoltori con la natura, assecondandone i ritmi attraverso l’esperienza, per produrre cibo, ha qualcosa di sacro; di conseguenza, tutti i rituali che si svolgono in special modo durante la fine del ciclo agricolo e durante il riposo invernale hanno un carattere sacrificale (santificante) di ringraziamento alla terra e alle forze divine che governano il raccolto e possono garantire quello del ciclo successivo.

Nelle campagne si tramandano ancora usanze associate a questo tipo di ringraziamento e di sacrificio, per i frutti raccolti e per propiziarsi le potenze occulte che governano la fertilità del suolo. Ad esempio, l’usanza di lasciare qualche spiga sul terreno al termine dell’ultimo raccolto di agosto, di non consumare l’ultimo covone o di spargere un po’ di cereali a terra nel granaio durante l’immagazzinamento delle provviste. Questi doni sono per la Madre Terra, per la divinità che governa il campo o per i morti e gli avi che possono interagire, garantendo la prosperità del nuovo anno.

L’autunno è un periodo per porre fine ai vecchi progetti mentre ci prepariamo al periodo dell’anno di riposo, rilassamento e riflessione.

Le operazioni di raccolta dell’uva, spremitura, fermentazione del vino, hanno una corrispondenza con il ciclo vita-morte-trasmutazione o passaggio ad una nuova vita. Il ciclo dell’uva e la trasformazione in vino ricordano infatti la vita transustanziata in nuove forme. Il vino ricorre anche nella simbologia cristiana come sangue di Cristo, ovvero essenza che contiene lo spirito immortale della vita. Per questa connessione con le operazioni di produzione del vino, la vite venne anticamente collegata all’Albero della Vita, in grado di attraversare le dimensioni tra i mondi, garantendo lo scorrimento delle energie vitali dalla sua linfa alla trasformazione in spirito (di vino, ovviamente).

La parola “equinozio” deriva dal latino e significa “notte uguale” (al giorno). Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni dell’anno nei quali hanno inizio la primavera e l’autunno e in cui la durata del giorno è pari a quella della notte, cioè dodici ore in tutta la terra. La data dell’equinozio d’autunno cade tra il 21 e il 23 settembre: in questo 2022 è il 23 settembre alle ore 1.04.

TRADIZIONI AUTUNNALI

Nel mondo greco dell’antichità uno dei riti più solenni durante questo periodo era la celebrazione dei Misteri Eleusini, che avevano lo scopo di commemorare l’eterno ritorno della vita e della prossima primavera. Erano associati al culto di Demetra e alla leggenda del rapimento della figlia Persefone (Proserpina per i Romani) da parte di Ade (Plutone), dio degli Inferi che la portò sottoterra per sei mesi ogni anno, vicenda che avrebbe spiegato il succedersi perenne della stagione luminosa e calda, e di quella buia e fredda.

Associata all’Equinozio autunnale c’è anche la festa dell’Arcangelo Michele (29 settembre), celebrata nelle campagne in molte regioni dell’Europa, specialmente nel sud dell’Italia. L’Arcangelo Michele è legato alla forza solare e al vigore guerriero, è simbolo della volontà necessaria ad attraversare il buio della stagione invernale, della promessa e della speranza. È rappresentato nell’iconografia cristiana come difensore della Luce, che con una spada in mano abbatte un drago, simbolo delle forze sotterranee del male, riverso ai suoi piedi. Nonostante che questo momento autunnale sia quello in cui il vigore della natura si affievolisce, l’Arcangelo Michele è un invito al coraggio, alla forza, alla sconfitta della paura che cresce con l’approssimarsi del buio e della stagione fredda. Egli rappresenta perciò la forza interiore di ognuno, capace di attraversare l’Abisso per ricominciare un nuovo ciclo.

Il Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving Day), è una festa cristiana originariamente di tipo agricolo, osservata negli Stati Uniti d’America il quarto giovedì di novembre, in segno di gratitudine verso Dio per i raccolti e per quanto ricevuto durante l’anno.

Olimpia Giovine
Agronomo e Formatrice

1 F. Guccini, La canzone dei dodici mesi

 

Redazione

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