Spiritualità e quotidianità

Qual è il rapporto tra la spiritualità e la vita quotidiana, ovvero tra la dimensione orizzontale e la dimensione verticale dell’esistenza? Prima o poi ogni ricercatore spirituale si pone questa domanda, perché da una parte vive la quotidianità con tutti i suoi stimoli positivi e negativi provenienti dai diversi ambienti in cui vive (famiglia, lavoro, tempo libero) e dall’altra la spiritualità come un breve spazio/tempo dedicato al Divino. Ma, continuando a considerare questi due aspetti in maniera separata, il ricercatore si accorge che ha una certa difficoltà a innestare nel quotidiano gli insegnamenti dei Maestri. Allora, cosa fare?

 

Dobbiamo portare la pratica spirituale nella vita quotidiana ed il primo passo consiste nel calmare la mente.  Una volta che siamo tranquilli, possiamo essere consapevoli delle nostre percezioni, dei nostri pensieri in costante fluire e cambiare.  Essere attenti non significa fermare questo fiume di pensieri e sentimenti, ma portarli alla luce della coscienza.  Quando facciamo questo, cominciamo a calmarci perché non ci stiamo opponendo a ciò che sta accadendo.  Allora tutte le nostre azioni diventano più interessanti, sia che stiamo lavando i piatti, bevendo il tè, o affrontando i problemi nel nostro lavoro o le relazioni, oppure seguendo un insegnamento, o meditando. Quando la mente è tranquilla, si sviluppa il “testimone interiore”. Se camminiamo per strada, semplicemente osserviamo il camminare. Se guardiamo un bellissimo tramonto, non perdiamoci, non dimentichiamoci di noi stessi, restiamo semplici testimoni, così possiamo praticare ventiquattr’ore al giorno, qualunque cosa facciamo. In questo modo ogni azione diventa una preghiera, un rito ed ogni attimo ci porta più vicino al Sé.
La spiritualità nel quotidiano significa trasformare le cose comuni in esperienze spirituali, attraverso la consapevolezza che non abbiamo una vita, ma siamo la Vita e che dobbiamo vivere pienamente il presente, momento per momento, considerando ogni cosa che arriva come una opportunità di crescita.
Col tempo sperimenteremo, attraverso il nostro vissuto, che non c’è divisione tra quotidianità e pratica spirituale: tutto ciò che viviamo è spirituale, come testimoniato dalla vita dei santi e mistici e ciò che cambia è solo l’atteggiamento, la consapevolezza

Di essere nel mondo ma di non essere del mondo
Le mani nel mondo, la testa nella foresta
Testa nella foresta e mani nella società
 

Cosa vuol dire? La parola ‘forest’ (foresta) viene suddivisa in due: ‘for’ (per) e ‘rest’ (riposo).
Questa è veramente una nuova etimologia, una nuova interpretazione davvero! Foresta ora significa ‘luogo di pace’. Un luogo di equanimità! Un luogo per riposare! Un luogo dove la mente si sente leggera, sempre più leggera! Questo è ciò che intende Sathya Sai per ‘foresta’. Quindi “testa nella foresta” significa “permetti alla mente di riposare”. Per mantenere questo stato di grande pace è necessario mantenere la testa nella “foresta”.  Non si sta parlando di un luogo geografico, questa citazione non deve essere presa in senso letterale. Ci sono molte persone che vivono nella foresta ma non sono filosofi e non sono santi, non sono dei saggi.  Foresta, qui significa “tenere la mente a riposo”. In qualsiasi momento la mente è a riposo, ci troviamo nella foresta.
Ma se la testa è nella foresta, come fanno le nostre mani a rimanere nella società? Cosa vuol dire? Le mani rappresentano l’azione, le mani simboleggiano il servizio, le mani significano il lavoro. Quindi “mani nella società” significa lavorare nella società, servire la società, agire nella società e non “scappare lontano dalla società”…
Per condurre una vita spirituale sono importanti solamente due cose: la mente deve sempre essere piena di pensieri Divini e le mani devono essere costantemente coinvolte nel lavoro, in attività e nel servizio verso la società.
Questo è ciò che significa: Testa nella foresta e mani nella società.” [1]

Dunque, non una spiritualità separata ma un impegno a vivere coscientemente il presente, per raggiungere l’equilibrio tra mondo interiore ed esteriore. Allora il mondo esterno potrà essere utilizzato per accedere a quello interiore e il mondo interiore renderà la vita del mondo esterno più piena e più ricca.

[1] Anil Kumar “Testa nella foresta e mani nella società” Discorso 27 Novembre 2005

Carla Gabbani

Educatrice

Sito web: www.saivivere.it

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