Il Guru ed il discepolo

La grazia del mio vero Guru
mi ha fatto conoscere l'Ignoto
da Lui ho appreso
come camminare senza piedi,
come vedere senza occhi,
come udire senza orecchie,
come bere senza labbra,
come volare senza ali…
Dice Kabir: " Il Guru è ben al di là delle parole,
e grande e buona è la sorte del Discepolo...(1)

Ma qual è il significato profondo della parola sanscrita “Guru”?

La parola guru è composta dalla sillaba gu e ru (Gu=buio, ru=senza). Gu denota il buio dell’io (la separazione che fa vedere i molti sovrapposti all’Uno. Ru indica la rimozione di questa illusione, l’illuminazione che rivela Brahman. Il Guru vi aiuta nella ricerca di quello che avete perduto, ma  molto spesso deve ricordarvi che avete dimenticato il vostro vero nome, o che avete perduto la parte più preziosa di voi, senza esservi accorti della perdita. Egli è il medico che risolve tutte le malattie, le sofferenze legate all’alternarsi di nascita e morte. Se non avete un tale Guru, pregate ed egli sicuramente verrà in vostro aiuto. (2)

C’è un detto molto importante che dice che quando il discepolo è pronto il Guru arriva.

Sappi, o discepolo, che coloro i quali passarono attraverso il silenzio, che ne hanno provata la pace e ritenuta la forza, desiderano ardentemente che tu pure lo attraversi. Perciò, nell'Atrio della Sapienza, quand'egli è capace d'entrarvi, il discepolo trova sempre il suo Maestro.
Quando il discepolo è pronto per imparare, allora è accettato, confermato, riconosciuto. Così deve essere, perché egli ha accesa la sua lampada ed essa non può rimanere nascosta.
(3)

Ananda, il primo discepolo di Buddha, una notte, chiese: “Prima di coricarti vorrei farti una domanda: tu senti un’attrazione verso un certo luogo, come se si trattasse di magnetismo e là ti incammini?”
Buddha rispose: “Hai ragione. È così che decido dove andare. Quando sento che qualcuno ha sete, che è così assetato che senza di me non ha alternativa alcuna, mi incammino in quella direzione.”

In effetti il Guru è sempre presente e vigila sul discepolo nei passi della vita, ma perché si mostri sono necessarie due condizioni: la consapevolezza del discepolo della sua insufficienza, della sua incapacità di trovare la via con le sole sue forze e l’abbandono al Maestro.

Sono il tuo discepolo, in te cerco rifugio: istruiscimi. (4)

Or va, ch’un sol volere è d’ambedue: tu duca, tu segnore, e tu maestro (5)

Il Maestro vigila sul discepolo, il discepolo si incammina verso il Maestro e prima o poi si incontreranno, è inevitabile e sarà l’inizio di una relazione unica, non un incontro fisico, né mentale, ma un incontro di anime.

Di solito vi è un riconoscimento istantaneo tra guru e discepolo, ma alcune volte occorre un lungo periodo per riconoscere consapevolmente quella antica intima amicizia, o per risvegliare la perduta memoria di passate incarnazioni, a lungo sepolte sotto le ceneri dell’ignoranza. (6)

Per comprendere profondamente il Maestro, occorreranno molti anni e molte esperienze e la comprensione totale arriverà solo quando il Maestro scomparirà e il discepolo sarà solo con se stesso, maestro di se stesso.

Fino a quel momento esprimerà, nei confronti del Maestro, i bisogni, le paure, la non libertà, le aspirazioni, le illusioni; di conseguenza, vivrà il rapporto Maestro/discepolo in base ai suoi schemi mentali, alle sue proiezioni e si lascerà ingannare dalle apparenze esterne, invece di afferrarne l’essenza.

Insegnante di Yoga e Formatrice
Carla Gabbani


1)    The Songs of Kabir II. 81
2)    Sathya Sai, Discorso “Il maestro ed il discepolo”
3)    La luce sul sentiero, nota al v.21
4)    Bhagavad Gita, Cap.II, v.7
5)    La Divina Commedia, Inferno II, 139-140
6)    Paramhansa Yogananda, Inner Culture, 1936

Carla Gabbani

Educatrice

Sito web: www.saivivere.it