Il sentiero del silenzio - parte 1

Il silenzio è cammino. Chi vi si inoltra passerà dal “tacere”, dal silenzio di parole –come esercizio ascetico-, al “silere”, al silenzio dei desideri e dei pensieri. (1)

Per noi uomini moderni che corriamo freneticamente, il silenzio, oltre ad essere una dimensione sconosciuta, di cui non vale la pena occuparsi, è anche qualcosa da evitare perché in esso emergono emozioni, ricordi, parti dell’inconscio che non si è in grado di affrontare. Nello stesso tempo, la società ci spinge ad essere sempre coinvolti in qualcosa di esteriore, a riempire il silenzio con il suono e, immersi nel rumore, travolti e confusi da una valanga di informazioni, non sappiamo come riposare o rilassarsi o come semplicemente… essere. Ma c’è una parte di noi che aspira alla quiete delle campagne, alla calma delle onde che s’infrangono sulla riva del mare, alla pace dei boschi in cui possiamo ritrovarci ed ascoltarci in uno spazio nuovo e in un tempo inconsueto in cui tutto è più lento e dilatato.

Vi siete mai seduti in silenzio senza fermare l’attenzione su una cosa qualsiasi, senza fare il minimo sforzo per concentrarvi, con una mente davvero calma? Se lo fate, potete ascoltare i rumori lontani e quelli vicinissimi a voi: siete in contatto con i suoni. Allora state veramente ascoltando. La vostra mente non si limita a funzionare attraverso un solo insufficiente canale. Quando ascoltate in questo modo, con grande tranquillità, senza sforzo, scoprite che dentro di voi avviene un cambiamento straordinario, un cambiamento che non dipende dalla vostra volontà e che si produce senza che voi lo chiediate; ed è un cambiamento che porta con sé l’immensa bellezza di una percezione profonda. (2)

Dall’immensa bellezza della percezione profonda che si sperimenta attraverso il silenzio, inizia il sentiero che ci condurrà alla nostra vera essenza. Infatti, il silenzio, itinerario di ricerca ed illuminazione dei mistici, fin dall'antichità è stato considerato una via per raggiungere e sperimentare il Divino.

Uno dei primi principi per esercitare un corretto modo di vivere è la pratica del silenzio. La voce di Dio può essere udita nella regione del cuore soltanto quando la lingua tace. Conservate il suono perché esso è il tesoro dell’akasa (etere), un’emanazione di Dio stesso. Il silenzio è il linguaggio del ricercatore spirituale. (3)

La pratica del silenzio

Silenzio attivo e silenzio passivo

….Per gli aspiranti, il silenzio fu prescritto come un voto, dai testi spirituali. Voi siete aspiranti spirituali a vari stadi del cammino per cui questa disciplina ha valore anche per voi. (4)

Come è possibile raggiungere un silenzio interiore? Qualche volta siamo, apparentemente, in silenzio perché siamo da soli, oppure quando dormiamo, ma questo silenzio, che possiamo definire passivo, non può costituire una pratica. La vera pratica è il silenzio attivo.

La pratica del silenzio attivo consiste nell’usare il linguaggio in maniera saggia, servendosi delle parole, senza perdersi in esse e sorvegliando il tono della voce.

La parola esteriorizza pensieri e sentimenti, svuotando l’anima di ciò che possiede di più intimo e di più personale. Le molte parole, specialmente quelle vuote e senza senso, la rendono superficiale e indeboliscono le sue capacità interiori di perfezionamento. (5)

Include il non desiderare, il non volere qualcosa, perché fintanto che corriamo dietro ai nostri desideri, non possiamo sperimentare la pace ed il silenzio interiore.

Non cavalchiamo i nostri desideri. Essi devono venir gradualmente ridotti. Meno desideri, maggiore felicità.

….. La pace è uno stato naturale nell'uomo e aumenta quando i desideri vengono controllati. (6)

Comprende il controllo della mente, attraverso il distacco dai pensieri, dai ricordi, dalle sensazioni e dalle immagini. Diventiamo testimoni di tutto quello che passa sullo schermo mentale, accogliamolo, guardiamolo senza respingerlo, in questo modo la mente diverrà più tranquilla e ci lascerà spazi di silenzio.

Infatti, il silenzio non è un’attitudine scontata della mente e affinché diventi una presenza stabile ed amica, dobbiamo fare un lungo lavoro su noi stessi, sulle nostre abitudini alla irrequietezza, alla proliferazione verbale, mentale ed emotiva, al non essere “qui ed ora”. Patanjali, nello Yoga Sutra, ci ricorda che si perviene alla pacificazione della mente ed al silenzio, solo attraverso un lavoro su di noi regolare e costante. Infatti, è solo in virtù della regolarità e della perseveranza nella pratica, che diventa possibile raccogliere i frutti.

Tre modi vi sono di silenzio.
Il primo è di parole, il secondo di desideri e il terzo di pensieri.
Il primo è perfetto, più perfetto è il secondo e perfettissimo il terzo.
Nel primo, di parole, si raggiunge la virtù.
Nel secondo, di desideri, si ottiene la quiete.
Nel terzo, di pensieri, il raccoglimento interiore.
Non parlando, non desiderando e non pensando,
si arriva al vero silenzio interiore.
In esso Dio parla con l'anima, si comunica.
Le insegna nel suo più intimo la più perfetta e alta sapienza (7)

Il vero silenzio è quando non vi sono più parole da dire, quando i desideri sono scomparsi, quando la mente tace e si spoglia di ogni attività. Allora, in questo spazio vuoto può riversarsi la Luce del Sé.

In virtù del silenzio l’uomo entra nell’intimo del proprio essere, dove gli è dato di incontrare il proprio Sé. È in questo silenzio che si avvera, alla fine, la “grande rivelazione”. (8)

Carla Gabbani
Insegnante di Yoga e Formatrice

note:

  1. Sant’Agostino, Conf. IX, 10
  2. Jiddu Krishnamurti- Il libro della Vita, Meditazioni quotidiane
  3. Sathya Sai Discorso Divino del 19 Febbraio 1970
  4. Sathya Sai Discorso Divino del 16 Ottobre 1974
  5. Duns Scoto
  6. Sathya Sai Discorso Divino del 24 maggio 2002
  7. Miguel de Molinos Guida spirituale 1, 17
  8. Swami Veda- Il Silenzio
Carla Gabbani

Educatrice

Sito web: www.saivivere.it