I padri dello yoga contemporaneo
Ormai tutti conoscono la parola yoga, e molti hanno provato almeno una lezione di questa disciplina antica, ora consigliata come la panacea per tutti i mali della vita moderna. Ma come è nato lo yoga, come si è evoluto nella miriade di stili che si possono trovare oggi?
Si racconta che il settimo Manu, progenitore dell’umanità di questo ciclo cosmico, fu salvato dal mitico pesce Matsya, che è il primo avatar (incarnazione divina) di Vishnu. Essendo rimasto solo, dopo essere stato salvato dal grande diluvio, con le sue penitenze dette origine alla prima donna e con lei ripopolò la terra originando la stirpe umana che conosciamo. A lei insegnò lo yoga, e qui la parola comprende tutto ciò che serve per unirsi a Dio, nello spirito della radice Yug = unione.
Gli asceti e i maestri, nel corso del tempo, trovarono le posizioni, o asana, adatte per stimolare, purificare e fortificare tutti gli organi e il corpo, basandosi sull’osservazione personale e sulla visione interiore; questo permetteva di avere un corpo forte e sano che non disturbasse durante le lunghe ore di immobilità richieste dalle meditazioni. Gli insegnamenti erano molto intensi e segreti e venivano trasmessi da maestro a discepolo all’interno degli ashram, scuole spirituali residenziali dove i discepoli servivano il maestro e la comunità e venivano istruiti, dove la vita era semplice, lontana dal mondo e dedicata alla realizzazione del Divino. Il primo testo scritto è considerato lo Yoga Sutra di Patanjali, di cui abbiamo già parlato in altri articoli.
Ma lo yoga attuale si sviluppa molto più recentemente. Uno dei suoi indiscussi padri fu Tirumalai Krishnamacharya, nato nel 1888 nell’India del sud da una famiglia di brahmani e scomparso il 28 febbraio 1989 a Chennai. Grande studioso fin da bambino, padroneggiò tutti le 6 correnti filosofiche dello yoga, fu professore di sanscrito e maestro di ayurveda, e dopo un’esperienza ascetica di 7 anni in Tibet con lo yogi Yogeshwara Ramamohan Bramachari divenne un maestro di yoga completo. Si dice che padroneggiasse 3000 asana! Nel 1931 venne invitato dal marajah di Mysore a fondare una rinomatissima scuola di yoga in un’ala dello splendido palazzo, e da quell’esperienza cominciò la sua opera di diffusione dello yoga in tutta l’India. Fu il primo a considerare lo yoga non più una dottrina segreta ma un patrimonio di conoscenze aperto a tutti come modo efficace per ripristinare e mantenere la salute dell’uomo, sia fisica che mentale, ed a insegnare alle donne a cantare i Veda1, cosa rivoluzionaria nella sua epoca. Nel tempo, acquisì allievi diversi e questo lo portò a personalizzare le pratiche, fondando la corrente Viniyoga. Era considerato un grande guaritore e veniva interpellato per questo. All’età di 96 anni egli si fratturò l’anca, e rifiutando la chirurgia si curò da solo progettando un corso di pratica yogica che si poteva fare a letto. Egli morì a cent’anni, ancora nel pieno delle sue facoltà cognitive.
Suoi allievi furono, tra gli altri, Iyengar, Pattabhi Jois, i suoi figli Desikachar e Sribashyam, Gerard Bliz. Per ognuno di essi servirebbe un articolo! I più famosi sono forse Pattabhi Jois, fondatore della corrente “Astangha yoga”, che consiste in alcune serie codificate di asana molto precise e intense, eseguite con una grande attenzione alla respirazione e al ritmo, e B. K. S. Iyengar, fondatore dell’omonima corrente, che insiste sulla precisione degli allineamenti e durata delle asana, eseguite con l’ausilio di piccoli aiuti come cinte e mattoncini.
Un altro dei padri indiscussi dello yoga fu Swami Sivananda, contemporaneo di Krishnamacharya, nato l’8 settembre 1887 e scomparso a Rishikesh il 14 luglio 1963. Terzo figlio di una famiglia agiata si laureò in medicina ed esercitò per 10 anni nella Malesia britannica. Entrato in contatto con alcune letture filosofiche e religiose abbandonò la clinica e nel 1923 tornò in India con un lungo viaggio attraverso Varanasi, Nashik, fino a giungere a Rishikesh dove incontrò colui che diventò il suo maestro: Swami Vishwananda Saraswati. Era un uomo umile e convinto sostenitore del servizio agli altri, ed ispirato dal suo maestro trascorse alcuni anni in meditazione. Egli aveva un motto, “Servire, amare, donare, purificarsi, realizzarsi”, e aiutato dalla sua esperienza medica creò la “serie Risikesh”, chiave della sua pratica yoga. Per lui era importante la disciplina e il ritmo, e voleva che si unissero allo yoga tutti gli aspetti della vita: una delle sue intenzioni era quella di sviluppare il ritmo attraverso la pratica yoga e poi riconoscerlo, crearlo e viverlo nella vita quotidiana.
Fondò la Divine Life Society e la Yoga-Vedanta Forest Academy, divenendo famoso in tutto il mondo. Molte sono le scuole a suo nome che portano avanti il suo messaggio, che si può sintetizzare così:
In ognuno di noi c'è una scintilla divina. La beatitudine è realmente la nostra natura essenziale. Gli ostacoli alla beatitudine e alla natura divina sono nella mente. L'ignoranza è essere schiavi della mente. Pertanto, niente può condurre alla beatitudine se non la conquista della mente. Se si conduce una vita divina alla ricerca della propria innata divinità, allora sarà possibile raggiungere la beatitudine.
Il suo libro più famoso, tra i quasi 300 che ha scritto, è “Bliss Divine – il libro della beatitudine divina”. Tra i suoi discepoli ci sono Swami Vishnudevananda, che ha portato i suoi insegnamenti in Occidente fondando gli ashram e le scuole che portano il suo nome, e Andrè Van Lysbeth, pioniere dello yoga in Europa assieme a Gerard Blitz.
E per finire ricordo una grande divulgatrice dello yoga in America e in tutto il mondo: Srimati Indra Devi.
Figura immensa, dalla vita appassionata, dopo aver passato alcuni anni in India conobbe a 37 anni il maestro Krishnamacharya, di cui divenne allieva fedele per un anno. Egli stesso la autorizzò ad insegnare yoga in Cina, dove si dovette trasferire a seguito del marito. Aveva abbandonato vestiti e gioielli a favore del sari e le sue lezioni furono subito un successo, malgrado l’opposizione del marito. Da quel momento fu devota alla sua missione di insegnare lo yoga dovunque andasse, come testimoniano le sue stesse parole:
Lo Yoga è un’arte e una scienza di vita. Yoga significa unione, in tutte le sue accezioni e dimensioni. Per mezzo di una serie di esercizi fisici e mentali possiamo imparare a mantenerci sani, agili, ricettivi e migliorare la nostra percezione del mondo esteriore per sentirci in completa armonia con una migliore qualità di vita ed equilibrio spirituale.
La vita la portò ad insegnare in India, fu la prima occidentale a farlo, e in tutto il mondo attraverso viaggi e conferenze. Nel 1966 conobbe Sathya Sai e ne rimase così affascinata da creare la corrente “Sai Yoga”, che consiste nell’integrare una dimensione contemplativa e meditativa nell’esecuzione degli asana come insegnati dal suo maestro Krishnamacharya.
La dottoressa S. Hema nel suo libro “Swami, Me and Yoga” così ci racconta il corso che Indra Devi tenne a Prashanti Nilayam nel dicembre 1968, alla presenza di Sathya Sai:
“Vi presero parte 30 persone, e l’8 dicembre Sathya Sai stesso introdusse l’esperienza con le seguenti parole: Attraverso la pratica dello yoga si può ottenere forza nell’anima oltre alla forza nel corpo. Viene raggiunta anche la vicinanza al Paramatma.”
Passò poi a dimostrare alcuni asana suscitando lo stupore dei presenti nel vedere la Sua flessibilità e forza.
In seguito a quell’esperienza la dottoressa cominciò un corso regolare per i pazienti dell’ospedale, con l’obbiettivo di insegnare ai pazienti un metodo di cura naturale oltre alla somministrazione dei farmaci richiesti, per una guarigione più veloce e soprattutto duratura.
Sperando che questo articolo possa esservi di ispirazione, troverete qui sotto la serie Risikesh per la vostra pratica quotidiana. Ma vi invito ad impararla con un aiuto di un insegnante qualificato!
Laura Sabbadin
Insegnante di Yoga e ai Valori Umani
--------------------
1 Da Wikipedia: Il termine sanscrito vedico veda indica il "sapere", la "conoscenza", la "saggezza", e corrisponde all'avestico vaēdha, al greco antico οἶδα (anticamente ϝοἶδα, da leggere "woida"), al latino video.