Carla Gabbani

Carla Gabbani

Educatrice

URL del sito web: https://www.saivivere.it

La Luce e l’Ombra

Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta. (1)

Nel mondo della nostra visione offuscata delle cose, regna la notte dell’ignoranza che avvolge totalmente l’essere. Ma la notte tiene nel suo seno l’aurora nel ciclo costante di luce e buio, di successioni di illuminanti rivelazioni e cupi momenti, finché non giungerà definitivamente la Luce nella Sua grandezza di Amore e Conoscenza. Sono le notti divine, i momenti di ombra, che operano per la nostra crescita.

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Il libero arbitrio e la Bhagavad Gita

Con la parola “arbitrio” s’intende, comunemente, la facoltà dell'uomo di decidere delle proprie azioni e della propria volontà, quindi libero arbitrio è la facoltà di decidere liberamente il proprio destino.

Questo tema ricorre spessissimo nelle dissertazioni filosofiche, proprio perché il tema della libertà è, da sempre, uno dei più cari all'uomo.

La filosofia occidentale si esprime su questo tema attraverso vari punti di vista, che possiamo riassumere in tre grandi correnti di pensiero.

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I doni del silenzio

La nostra anima ha bisogno di solitudine. Nella solitudine, se l’anima è attenta, Dio si lascia vedere. La folla è chiassosa: per vedere Dio è necessario il silenzio. (1)

Il silenzio non è una attitudine scontata della mente e perché diventi una presenza stabile ed amica, dobbiamo fare un lungo lavoro su noi stessi, sulle nostre abitudini mentali alla irrequietezza, alla proliferazione verbale, mentale ed emotiva, al non essere “qui ed ora”. Patanjali nello “Yoga Sutra” ci ricorda che si perviene alla pacificazione della mente ed al silenzio, solo attraverso un lavoro su di noi regolare e costante. Infatti, è solo in virtù della continuità e della perseveranza nella pratica, che diventa possibile raccoglierne i frutti.

Tra i doni più belli e significativi del silenzio, troviamo: l'osservazione di se stessi, il raccoglimento, la meditazione e la preghiera.

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Il sentiero del silenzio - parte 1

Il silenzio è cammino. Chi vi si inoltra passerà dal “tacere”, dal silenzio di parole –come esercizio ascetico-, al “silere”, al silenzio dei desideri e dei pensieri. (1)

Per noi uomini moderni che corriamo freneticamente, il silenzio, oltre ad essere una dimensione sconosciuta, di cui non vale la pena occuparsi, è anche qualcosa da evitare perché in esso emergono emozioni, ricordi, parti dell’inconscio che non si è in grado di affrontare. Nello stesso tempo, la società ci spinge ad essere sempre coinvolti in qualcosa di esteriore, a riempire il silenzio con il suono e, immersi nel rumore, travolti e confusi da una valanga di informazioni, non sappiamo come riposare o rilassarsi o come semplicemente… essere. Ma c’è una parte di noi che aspira alla quiete delle campagne, alla calma delle onde che s’infrangono sulla riva del mare, alla pace dei boschi in cui possiamo ritrovarci ed ascoltarci in uno spazio nuovo e in un tempo inconsueto in cui tutto è più lento e dilatato.

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La mente specchio del Divino

Che cosa significa l’affermazione che leggiamo nella Chândogya Upanishad e altrove: “Tu sei Brahman (Essere Supremo), Quello tu sei”, affermazione che il Buddista ripete con le parole: “Tu sei Buddha?” Questo non sarà mai un fatto di coscienza per voi, per quanto possiate esserne intellettualmente convinti, fino a quando non abbiate ridotto, con la meditazione, la mente inferiore ad essere lo specchio in cui si possa riflettere quella superiore….” (1)

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Lo spettacolo della vita

Lo spettacolo della vita: il Testimone, il regista, gli attori.

Il Testimone

Lo Spirito che dimora all’interno di ognuno (Atman) è il testimone delle azioni e delle conseguenze dei tre guna (qualità della Natura) (A); è immobile, sacro e puro; è eterno, indivisibile ed automanifesto; è pace e non ha fine; è la saggezza stessa. L’Atman è riconosciuto come il Sé.

È il Testimone che osserva i tre stati di veglia, di sogno e di sonno profondo. (1)

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La triplice quintessenza del Divino

La triplice quintessenza del Divino: Verità, Bontà, Bellezza

La natura della Suprema Realtà è rivelata come Verità, Bontà, Bellezza. Queste qualità non appartengono propriamente al Divino, che è al di là di ogni possibile qualificazione, ma sono le tre finestre attraverso le quali si può avere la percezione del Divino.

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Spiritualità e salute

Il sintomo guarisce l’uomo, realizzando nel corpo ciò che manca alla coscienza. (1)

Spiritualità e salute sono due mondi apparentemente diversi, ma allo stesso tempo così intimamente legati, da influenzarsi l’un l’altro. Per cercare di capire meglio questa connessione, analizziamo i due termini.

Che cosa si intende per spiritualità?

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Le radici della sofferenza

Ci sono cinque tipi di ostacoli, che provocano dolore, sofferenza, afflizioni (klesha). Il primo è l'ignoranza (avidya); il secondo è l'imperizia (abhinava); il terzo è il piacere (asthita); il quarto è la passione per le cose del mondo (raga); il quinto è l'insoddisfazione rabbiosa (dvesha). A causa di questi cinque ostacoli, l'uomo si separa, allontanandosi dalla propria realtà spirituale (atmica), non riesce a sperimentare il la visione (darshan) dello Spirito, non può gustare le gioie dello spirito. (1)

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Il Guru ed il discepolo

La grazia del mio vero Guru
mi ha fatto conoscere l'Ignoto
da Lui ho appreso
come camminare senza piedi,
come vedere senza occhi,
come udire senza orecchie,
come bere senza labbra,
come volare senza ali…
Dice Kabir: " Il Guru è ben al di là delle parole,
e grande e buona è la sorte del Discepolo...(1)

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L’uomo e la natura

La visione orientale ed occidentale

Le diverse tradizioni religiose riconoscono da sempre che non è possibile una vera salvaguardia della Natura ignorando la dimensione metafisica e spirituale del mondo e, di conseguenza, la crisi ecologica che il nostro pianeta sta vivendo non è sanabile soltanto con soluzioni tecniche e nuove strategie economiche, ma è necessario ripensare l’uomo nel suo rapporto con il creato, affinché ritrovi l’equilibrio con se stesso e con l’intero cosmo.

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Dall’irreale al Reale - La meditazione advaita

Chi vuole veramente cercare la serenità e la gioia di essere, deve ritrovare se stesso, afferrare la sua più profonda natura e ardentemente realizzarla. Tutto questo non implica abbandonare il mondo, rifiutare la vita, contrapporsi alla sfera delle cose periture, ma semplicemente comprendere ciò che si è, risolvendo ciò che non si è. (1)

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Chi sono io?

Dalla più remota antichità ad oggi il richiamo di conoscere chi siamo veramente si ripercuote di generazione in generazione e non vi è civiltà che non abbia lasciato simili accenni.
“Realizza te stesso” (1)
“Sei la misura di tutte le cose” (2)
“Impara a diventar ciò che tu sei” (3)
“Conosci te stesso” (4)
“Nessuno può conoscere Dio se non ha prima conosciuto se stesso” (5)
“Che io ti conosca, Dio, e mi conosca” (6)
“Uomo conosci te stesso, poiché il più grande dei tesori è seppellito dentro di te” (7)

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Una vita felice all'insegna dei Valori Umani - I Parte


L'Universo, con tutta la manifestazione è retto da leggi matematiche di ordine, di ritmo e di armonia.
Sin dai tempi più antichi, l’uomo ha cercato di esprimere la perfezione che sentiva più o meno consciamente dentro di sé, anche all’esterno, attraverso un rapporto armonico chiamato sezione aurea (o proporzione divina). Una sola defezione dall'ordine, una sola disarmonia e abbiamo creato, insieme al disordine, la malattia e il dolore. Quindi, se il dolore nasce dal nostro essere disarmonici, la felicità risiede nell’armonia interiore, che si riflette all’esterno come unità di pensiero, parola ed azione:

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