Il silenzio, un cammino verso il Sé - prima parte
Il silenzio non è un vuoto da temere, ma uno spazio da abitare. È lì che Dio si fa vicino, non come parola, ma come respiro. (1)
Il valore del silenzio viene insegnato in ogni tradizione religiosa. Lo ritroviamo nelle Upanishad, nelle parole del Budda, negli insegnamenti della Bhagavad Gita, nelle parole dei Mistici e dei grandi Maestri. Ognuno di loro ci ricorda che la pratica del silenzio è indispensabile al nostro sviluppo spirituale, perché il silenzio è la soglia attraverso cui si accede al Sé, al Divino, alla Pace.
Non avete bisogno di fuggire in una foresta per ottenere il silenzio e la possibilità di una pratica spirituale ininterrotta. Potete rendere il luogo in cui siete una cittadella del silenzio; spegnete i sensi, fate che non corrano dietro agli oggetti. La vostra casa diventa un eremo, allora, le vostre pratiche spirituali progrediranno senza alcun ostacolo. (2)
Fare silenzio
Praticare il silenzio è un mezzo per raggiungere una maggiore presenza e connessione con se stessi e con il Divino attraverso uno stato di quiete interiore e una consapevolezza più alta del momento presente.
L’illuminazione dell’anima è il silenzio. Come può esserci silenzio senza che l’Atma (il Sé Divino) sia illuminato? Senza questo, semplicemente tenere la bocca chiusa non è silenzio. Alcuni adottano il voto del silenzio, ma comunicano scrivendo su carta o lavagna, oppure indicano successivamente le lettere dell’alfabeto su un grafico! Tutto questo è pseudo silenzio! È solo un altro modo di parlare senza interruzione! Non c’è bisogno di ottenere il silenzio. Il silenzio è sempre con voi. Dovete solo rimuovere tutte le cose che lo disturbano! (3)
Non basta tacere fuori. Bisogna fare silenzio dentro. Questo non si forza, ma si coltiva un respiro alla volta, fino a quietare il dialogo mentale incessante.
Quando la mente tace, viene riempita dal flusso di una corrente d'energia che sorge dall'interno come un'onda e guida verso il Sé.
Il silenzio non è l’assenza di suoni, ma l’abbandono dell’agitazione. Nel silenzio ascolti il battito della vita. (4)
Ma questo tipo di silenzio non è una attitudine scontata della mente e perché diventi una presenza stabile ed amica, dobbiamo fare un lungo lavoro su noi stessi, sulle nostre abitudini mentali alla irrequietezza, alla proliferazione verbale, mentale ed emotiva, al non essere “qui ed ora”.
Patanjali nello “Yoga Sutra” ci ricorda che si perviene alla pacificazione della mente ed al silenzio, attraverso un lavoro su di noi regolare e costante.
La soppressione delle modificazioni della mente si ottiene con l’esercizio costante e il non attaccamento. (5)
La pratica del silenzio nello Yoga è la via verso la consapevolezza e la liberazione interiore, in sanscrito si chiama "mauna", che indica non solo il tacere con la bocca, ma soprattutto si riferisce al il silenzio mentale, emotivo e spirituale.
Il termine mauna deriva da muni, che significa “saggio” o “colui che è silenzioso”. Quindi, mauna è il silenzio del saggio, non solo come assenza di parole, ma come stato di coscienza privo di rumori mentali e desideri.
Anandamayi Ma, durante una discussione sul silenzio, disse: "Quando la parola viene repressa, l'attività della mente continua. Tuttavia, questo silenzio aiuta a controllare la mente. Man mano che la mente si immerge in profondità, la sua attività si allenta e allora si giunge a percepire che Colui che provvede a ogni cosa, sistemerà le cose”.
Con il silenzio mentale e il silenzio delle emozioni entriamo nel cuore stesso dello Yoga come via di liberazione interiore.
Questi due livelli di silenzio sono i più trasformativi, ma anche i più difficili da raggiungere, perché ci portano al confronto con l’incessante attività della mente e la profondità delle nostre dinamiche interiori.
Il Silenzio mentale (Citta Nirodha)
Nello Yoga Sutra di Patanjali, il secondo verso del primo capitolo definisce lo scopo dello yoga:
Yogas citta vritti nirodhah. (Lo Yoga è la cessazione delle fluttuazioni della mente).
Citta è la mente profonda e vritti, sono i suoi movimenti: pensieri, immagini, ricordi, giudizi, desideri, paure. Il silenzio mentale è ciò che rimane quando queste onde si acquietano.
Il silenzio mentale è uno stato di quiete interiore in cui il flusso dei pensieri rallenta o si dissolve, lasciando spazio alla presenza, alla chiarezza e all’intuizione. È uno stato ricercato in molte tradizioni spirituali, tuttavia, per raggiungerlo e mantenerlo, dobbiamo superare numerosi ostacoli, sia interni che esterni.
Gli ostacoli al silenzio mentale
Il primo ostacolo al silenzio della mente è il chiacchierio interiore costante, perché essa tende a produrre continuamente pensieri: analisi, giudizi, ricordi, anticipazioni, fantasie, dialoghi interiori, critiche. Questo continuo “rumore” mentale sovrasta qualsiasi tentativo di silenzio ed anche se il corpo è fermo, la mente continua a muoversi.
Il secondo ostacolo è costituito dalle preoccupazioni per il futuro o dai rimuginii sul passato, attraverso i quali la mente vaga e raramente riesce ad essere nel “qui e ora”, condizione essenziale per il silenzio mentale, che si trova solo nel presente. Quando siamo identificati con i ricordi o le proiezioni, restiamo imprigionati nel flusso dei pensieri.
Gli stimoli sensoriali e digitali continui sono il terzo ostacolo. Notifiche, messaggi, social media, musica continua, TV accesa, ci fanno vivere immersi in sollecitazioni che attivano la mente incessantemente e quando si prova a “spegnerla”, essa si ribella con impazienza, agitazione, pensieri intrusivi.
Come favorire il silenzio mentale
Vi sono alcune tecniche che, se praticate con costanza, quietano la mente e ci permettono di “vedere oltre”. Ecco alcuni suggerimenti pratici:
- Ritiro dei sensi: spegnere gli stimoli esterni, chiudere gli occhi, osservare interiormente. Quando i sensi si ritirano dagli stimoli esterni, si apre lo spazio per l’ascolto interiore.
- Concentrarsi su un punto (respiro, mantra, fiamma, suono).
- Osservazione del pensiero: lasciare che i pensieri emergano e si dissolvano, senza alimentarli né giudicarli, in questo modo si diventa consapevoli dello spazio che esiste fra due pensieri, dei micro-momenti di silenzio mentale naturale e, attraverso l’attenzione consapevole, questi micro-momenti si allungheranno sempre più.
Lascia stare ogni pensiero, anche se santo o utile. Poni tutto sotto questa nube di non-conoscenza, e dimora lì, nel puro desiderio. (6)
Benefici mentali
Con la sospensione del rumore verbale e digitale, la mente si libera da sovraccarichi informativi. Diventa più chiara e lucida, emergono intuizioni e soluzioni nuove e cessa l’abitudine a rimuginare e giudicare.
Il silenzio diventa così uno strumento potente per affinare l’attenzione, la concentrazione l’osservazione equanime e per ridurre la dispersione mentale, aprendo spazi di calma interiore, in cui il silenzio non è un vuoto: è attesa, è ascolto, è profondità. Chi sa restare nel silenzio, impara a vedere con occhi nuovi.
Carla Gabbani
Insegnante di yoga e formatrice
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André Louf, La via del silenzio
Sathya Sai, Discorso Divino del 23 aprile 1961
Sathya Sai, Sandeha Nivarini-Capitolo 10
Thich Nhat Hanh, Il silenzio
Patanjali, Y.S. I/12
Anonimo, La nube della non-conoscenza