Bello e Sacro

Se consideriamo, in un excursus abbastanza rapido il Bello, partendo dall’antica filosofia platonica (V-IV sec. a.C.), ci rendiamo conto che proprio la Natura nelle sue forme smaglianti di colori, oggetto di studio nell’arte pittorica di ogni tempo, è la sorgente dello stupore nell’uomo, da cui nasce anche il filosofare.

Platone in un dialogo molto famoso, “Il Fedro”, attribuisce alla Bellezza il ruolo di guida per raggiungere la Verità e il Bene. Dalla bellezza relativa dei corpi e delle forme visibili possiamo raggiungere il sublime delle Idee.

Un elemento di forte attrattiva per gli esseri umani è la “musica”, che siamo in grado di tradurre in suoni e sinfonie, dallo stormire delle foglie, dal canto degli uccelli, dalla risacca, dal gorgogliare di un ruscello, o in modo più tumultuoso, di un torrente… La bellezza dei suoni è solo un fatto esteriore che percepiamo con l’orecchio? Certamente no. Perché le voci naturali possano divenire musica, abbiamo bisogno di un udito sensibile alla bellezza, che risuona interiormente, allenato ed esperto a tradurre in note e tempi ciò che avvertiamo grazie all’aria e allo spazio, in cui tali fenomeni sonori avvengono.

Il senso della bellezza consapevole è un’esperienza interiore, un sentire con le emozioni e il cuore, che è propria degli esseri umani, ma non di tutti, se non potenzialmente. L’interiorità del Bello, come sosteneva Kant (1724-1804), riguarda la nostra capacità di risonanza, cioè il nostro gusto estetico, arricchito da esperienze ripetute educabili.
La sensibilità alla Bellezza è frutto di un’attenta cura verso l’emozione profonda, che ci differenzia dagli altri viventi.

 “Tutto questo significa che noi siamo fatti per la bellezza. Siamo fatti per essa perché siamo fatti da essa, perché è la bellezza in quanto armonia ad averci portato e a mantenerci all’esistenza. Per questo percependola ne godiamo: perché siamo fatti di essa. E sempre per questo siamo spinti a cercarla e a crearla a nostra volta, sia a livello propriamente estetico tramite l’arte, sia a un livello traslato tramite l’azione a favore della giustizia e nell’etica e nel diritto.

La bellezza che è negli oggetti naturali entra nell’interiorità umana, ne illumina la solitudine e la feconda: l’esperienza della bellezza è il risultato della danza che la natura compie nell’anima” …(1)

Ecco perché noi abbiamo bisogno del silenzio, della quiete, di non affogare nelle parole insignificanti, nella fretta che demolisce la comunicazione significante, invece di quella virtuale alla quale molti di noi ci siamo abituati.

Il silenzio è la Voce di Dio nell’universo. (2)


Ester Campoli
Insegnante di Filosofia, Formatrice ed Educatrice ai Valori Umani

 (1)     V. Mancuso, La via della bellezza, Ed. Garzanti MI, 2018
 (2)     Sathya Sai




Ester Campoli

Insegnante

Sito web: www.saivivere.it