Antica Saggezza

La nostra vita è solitamente ricca di incontri e di esperienze in famiglia, nella formazione scolastica e nella società, di cui siamo parte. Alcune esperienze si incidono in noi e costituiscono un patrimonio che guida e determina le nostre scelte in età adulta. Ritrovare, dopo anni, insegnamenti latenti nella memoria, piuttosto obliati e riscoprirli nella loro importanza per noi, può essere una piacevole sorpresa…

Ritrovare la filosofia stoica studiata negli anni giovanili, può essere una riscoperta delle motivazioni di comportamenti e scelte per me caratterizzanti: un modo per conoscersi e comprendersi meglio. Da una parte, si presenta il rigore di un’etica fondata sul controllo di sé, in ogni circostanza, che la persona può e deve affrontare. Dall’altra parte, ne consegue equilibrio interiore e armonia nella società, anche in prove difficili, presenti in ogni epoca storica che conosciamo.

Gli stoici come Epitteto, considerato a Roma come fondatore della scuola Stoica, Seneca e l’imperatore Marco Aurelio vivono la virtù morale a fondamento di una vita degna di essere vissuta. Gli stoici non sono asceti. Essi apprezzano la salute del corpo, la conoscenza e la giusta ricchezza. Questi aspetti, denominati “indifferenti preferibili” vanno vissuti con atarassia, ossia tranquillità dell’anima. Infatti, nulla per il saggio stoico dovrebbe suscitare ansia, timore per la perdita o desiderio per l’acquisizione di un beneficio materiale.

Nell’Enchiridion o Manuale, Epitteto afferma: “Delle cose, le une sono in nostro potere, le altre non sono in nostro potere. Sono in nostro potere opinione, impulso, desiderio, avversione e quelle cose che sono nostre azioni; non sono in nostro potere il corpo (quindi anche la salute, l’aspetto fisico, NdT), il patrimonio, la reputazione, le cariche, cioè tutte quelle cose che non sono nostre azioni.”

Nella stessa ottica, in seguito, un filosofo buddhista, Santideva, insegnava: “Se esiste un rimedio per una preoccupazione, perché scoraggiarsi? E se, invece, non c’è soluzione, perché abbattersi? Grande senso di auto-dominio, quasi perso nella frenetica vita moderna!

Pertanto, lo squilibrio interiore è negativo, assorbe energie ed è nefasto per la salute, la gioia e la pace, come ognuno può riscontrare per esperienza personale. Per gli stoici, a fondamento della realtà c’è il Logos, inteso come Intelligenza Divina, e la Natura ad essa collegata. Da qui deriva la ragionevolezza positiva del tutto, anche quando a noi non appare, perché non è in linea con i nostri desideri. Come non ritrovare in ciò la fede nella Divina Provvidenza del successivo Cristianesimo, affermata, per esempio, da Sant’Agostino.

Essere colti non necessariamente coincide con la saggezza, come già aveva insegnato Socrate. Infatti, nell’Alcibiade Maggiore, uno dei dialoghi di Platone, illuminante sul tema sapienza e saggezza, Socrate rimprovera Alcibiade, che, pur essendo colto, non è saggio. Alcibiade vorrebbe avere un ruolo politico importante ad Atene, ma il maestro gli rimprovera la sua stoltezza, poiché è mancante di saggezza e gli contrappone Pericle, che ha tutt’altra statura morale! Alcibiade non è saggio, perché manca di virtù.

La lezione dell’antica saggezza potrebbe ancora risponderci nelle traversie delle nostre esistenze, liberandoci da inutili orpelli, che ci allontanano dalla nostra vera essenza spirituale.

Principale dovere dell’uomo è la ricerca della Verità. La Verità può essere conquistata attraverso la devozione e la dedizione, ed esse dipendono dalla Grazia di Dio, che si riversa solamente nei cuori saturi di amore. Distaccarsi dai piaceri dei sensi e dalla rincorsa dietro cose materiali fa crescere l’amore in Dio e nelle cose Divine.1

Ester Campoli
Prof.ssa Filosofia ed Educatrice ai Valori Umani

1 Sathya Sai

Ester Campoli

Insegnante

Sito web: www.saivivere.it